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Emanuele Pontali
03/03/2016

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Trattamento dell’Epatite C nei detenuti

Genova, 03 Marzo 2016 – Nonostante le Linee Guida dell’EASL (European Society for the Study of the Liver) indichino chiaramente che i soggetti HCV+ detenuti siano una delle popolazioni prioritarie da trattare con i nuovi farmaci anti-HCV (Cfr. Linee-Guida EASL), numerose sono sorte le obiezioni sull’opportunità di trattare con farmaci così costosi i detenuti eligibili.

E’ di questi giorni però la pubblicazione di un interessante lavoro scientifico sulla prestigosa rivista Hepatology che può essere d’aiuto nell’aprire o nell’allargare la strada che porta all’accesso ai nuovi farmaci anti-HCV da parte dei detenuti.

Gli autori di questo lavoro dimostrano come il rapporto costo-efficacia del trattamento dei detenuti possa essere fortemente favorevole se si aumentasse in modo sistematico il numero delle diagnosi di epatite C (implementando una strategia ‘opt-out’ nelle prigioni britanniche) ed il numero dei soggetti trattati durante la detenzione, soprattutto se tossicodipendenti.

 

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