I medici legali sono sempre più in prima linea per accertare le condizioni di “malattia” dei detenuti. In questa attività, ancora più che nelle altre,
assume rilevanza il «giudizio prognostico», poiché ne derivano conseguenze non solo giuridico- sociali, ma anche “curative”. La complessità del giudizio
medico-legale appare evidente e bene si comprende la necessità di una efficace collaborazione collegiale (medico-legale/ specialista clinico), che conferma l’approdo, anche nella medicina legale, dell’attività d’équipe.
Pertanto invece di continuare a ricercare e perseguire una ideale
tutela della salute in carcere, si dovrebbe forse, più onestamente
e concretamente, spostare l’attenzione sui criteri di tutela della malattia, vale a dire su quell’insieme di norme, discipline, strutture sanitarie intramoenia e preparazione universitaria e professionale, che permetterebbero il rispetto delle esigenze e della dignità del detenuto
bisognoso di cure.
Umberto Genovese
Lavinia Mastroluca
Valeria Di Mauro
Sonia Scarpati
Istituto di medicina legale
Università di Milano
23-29 novembre 2004