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Maria Grazia Floris
19/05/2011

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Percorsi della responsabilità

Sintesi del progetto

– Le immagini video/fotografiche come mediatori della relazione –
Le innovazioni tecnologiche intervenute nella società negli ultimi venti anni hanno influenzato il nostro modo di comunicare e di interagire con la realtà.
L’utilizzo di internet ha permesso di rivoluzionare il mondo della comunicazione sociale, ha aperto nuove vie di condivisione, di apprendimento, di conoscenza. L’avvento delle tecnologie digitali ha aperto la strada all’utilizzo diffuso delle immagini le quali hanno dimostrato una notevole versatilità creativa e una plasticità d’uso che si sono sommate sinergicamente alle enormi potenzialità di condivisione.
Il mondo giovanile si è appropriato con disinvoltura di questi nuovi linguaggi e li utilizza in modi molto diversi, con obiettivi diversi all’interno di canali di comunicazione o di condivisione che identificano spesso contesti di appartenenza, di socializzazione disparati che vanno dalla scuola alla casa, dall’internet Point alla parrocchia.
Ma nemmeno discipline come la pedagogia e la psicologia sono rimaste estranee alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Le tecnologie multimediali oggi occupano uno spazio notevole nel settore educativo e offrono agli operatori e agli allievi strumenti nuovi per dare risposte alle difficoltà o per aprire itinerari di conoscenza attraverso modalità espressive e comunicative nuove. Si pensi ai prodotti che vengono identificati come ausili dell’apprendimento, alle tecnologie multimediali utilizzate in ambito riabilitativo, ai supporti creativi per le attività ludiche ecc..
La psicologia utilizza attrezzature di ripresa audio-video da alcuni decenni. L’approccio sistemico-relazionale affida spesso la ripresa audio-video di sedute di psicoterapia per approfondire la discussione clinica dei casi e creare un sistema di ritorno dell’informazione allo psicologo.
In ambito preventivo, ad esempio nel settore della tossicodipendenza1, l’ausilio multimediale è diventato centrale in particolare negli approcci alla prevenzione fondati su modelli complessi che cercano di superare azioni preventive di tipo informativo o fondate principalmente sull’educazione affettiva2.

1 Si veda ad esempio Fea.M.; Basti S.; Dodi E., Magarò G.; Prevenzione delle dipendenze e multimedialità: “Il Quinto livello”, Franco Angeli, 2002.
2 La prevenzione attuata attraverso strategie informative ritiene che informare un giovane sui danni causati dalle droghe sia di per sé efficace rispetto alle possibilità di dissuasione; il modello dell’educazione affettiva vuole invece agire su fattori come la stima di sé, la capacità di decidere, l’assertività ecc. ritenuti fattori in grado di dare valore positivo alla salute.
Ma l’uso più originale delle immagini video/fotografiche si è evidenziato in ambito clinico e terapeutico attraverso l’uso diretto dell’immagine nello sviluppo della relazione psicologica3.
In questo settore specifico l’immagine (la propria immagine, ma non solo) diviene stimolo attivatore di un dialogo con se stessi attraverso l’intervento facilitante dello psicologo il quale riesce a porre obiettivi di conoscenza di sé e di ampliamento di possibilità introspettive. In termini psicologici l’immagine propria diviene interlocutrice del soggetto in un processo complesso di confronto facilitato con se stessi.
La potenza evocativa delle immagini video/fotografiche viene quindi a configurarsi come un ulteriore strumento per il lavoro psicologico. Essa assume una rilevanza ancora maggiore nel lavoro con i giovani non solo perché può attenuare gli aspetti di distanza che la relazione psicologica classica di norma attiva, ma anche perché si avvale di codici simbolici nuovi, di nuovi linguaggi che sono in grado di favorire la crescita di una relazione più libera tra i giovani e gli operatori.
Nell’ambito specifico della Giustizia il lavoro psicologico ed educativo attraverso l’uso delle immagini video/fotografiche risulta particolarmente utile proprio per la particolarità del processo di avvicinamento del ragazzo e della sua famiglia al servizio sociale.4 Inoltre i percorsi progettuali allestiti per accompagnare i ragazzi5 fuori dal sistema penale possono arricchirsi di nuovi strumenti di lavoro e di nuovi contenuti in grado di favorire in senso psicologico i processi rielaborativi dell’evento penale e aiutare gli operatori ad allestire spazi innovativi di lavoro simbolico-riparativo che possono aggiungersi ai contenuti tipici della progettazione in sede penale minorile6.

Il lavoro educativo si gioverà delle immagini video/fotografiche per accompagnare il ragazzo all’interno dei percorsi di prova attraverso processi di conoscenza attiva della realtà. Si tratterà di lavorare con le immagini per sviluppare consapevolezza sociale, cittadinanza, senso civico, conoscere le istituzioni, la diversità, i luoghi di socializzazione, i gruppi amicali, la realtà urbana ecc..
3 Il dibattito psicologico sull’argomento è abbastanza articolato e i contributi nel settore sono numerosi. Citiamo Manghi D., “vedere se stessi”, Franco Angeli, 2003; Berman L. “La fototerapia in Psicologia Clinica”, Edizioni Erickson, 1997.
4 La modalità di incontro del servizio sociale della Giustizia è in genere difficile per una serie di ragioni. Innanzi tutto non esiste una richiesta esplicita di aiuto ai servizi da parte del giovane o da parte della famiglia. I “committenti” per gli operatori della Giustizia sono realtà istituzionali: il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni e il Giudice minorile che opera nelle varie fasi del procedimento (udienza preliminare; Dibattimentale, sorveglianza ecc..). Ciò significa che l’avvicinamento dell’adolescente al servizio minorile della Giustizia avviene sulla base di una richiesta che parte dall’autorità giudiziaria e non sulla base di una richiesta di aiuto. Questo aspetto è ancora più importante per chi opera nell’area penale esterna che, a differenza del carcere dove la limitazione della libertà innesca di norma uno stato tangibile di sofferenza, di bisogno e quindi rende normale l’instaurarsi di una relazione di aiuto, impone l’esigenza non solo di ridefinire la domanda, ma nella gran parte dei casi di costruirla insieme attraverso un importante lavoro di orientamento e conoscenza reciproci.
5 Il lavoro con gli adolescenti che afferiscono al sistema della Giustizia minorile nella nostra regione indica a grandi linee un lavoro sulla “normalità” o come qualcuno l’ha definita una “normalità sofferente”. Nella provincia di Teramo il profilo dell’adolescente che commette reati è rappresentato da un soggetto maschio con un età media di 17 anni, che ha alle spalle problemi di natura attentiva, che ha vissuto la scuola in termini demotivanti, che tra il primo e il secondo anno di scuola superiore in genere l’abbandona, che è prossimo al consumo di sostanze stupefacenti leggere o di alcol.
Dal punto di vista psicologico sono ragazzi che fanno fatica a costituire un sé accettabile, che hanno un autostima precaria, che attribuiscono significati negativi alle risposte ambientali, che trovano difficoltà a progettare il futuro e a porsi obiettivi. L’adolescente teramano tipico che commette reati non è portatore di una sofferenza definita, riconoscibile, clinicamente identificabile, ma piuttosto appare in difficoltà rispetto al raggiungimento di una sintonia con le istanze ambientali ed interne. Egli molto spesso trova riferimenti identitari e strutturanti il sé attraverso l’investimento di una socialità allargata informale a rischio all’interno della quale i sistemi di responsabilizzazione sono disattivati o poco attivi e dove i sentimenti di appartenza e affermazione sono alti.
6 La messa in campo di nuovi spazi di lavoro psicologico ed educativo in particolare all’interno dei percorsi di prova necessita di un lavoro di sensibilizzazione della Magistratura minorile. Senza un passaggio assimilativo da parte della Magistratura, sia inquirente che giudicante, il rischio di generare cortocircuiti educativi rimane a mio avviso alto.
L’obiettivo è far diventare il ragazzo protagonista attivo e positivo del suo percorso ponendogli obiettivi educativi che necessitano di un interazione consapevole ed “educativamente guidata” con il contesto ambientale di provenienza.

Il lavoro con le immagini video fotografiche favorirà inoltre un notevole scambio tra educatore e ragazzo consolidando e dotando di senso e di significati nuovi il rapporto con il servizio sociale della giustizia.
– La costruzione di un patrimonio multimediale dei percorsi di responsabilità adolescenziali –
La documentazione prodotta attraverso i percorsi educativi andrà a costituire un patrimonio multimediale del servizio. Essa oltre a rappresentare e a custodire l’interazione storica tra adolescente e il suo ambiente attraverso le immagini può costituire uno strumento innovativo per realizzare percorsi di prevenzione primaria nelle scuole7.
La congiunzione tra le attività educative in sede penale ed altri contesti istituzionali, come ad esempio la scuola, rappresentano un ulteriore aspetto di originalità dell’intervento.
In tal senso pensiamo alla realizzazione di laboratori permanenti da attivare dentro le scuole8 in grado di ricevere ed utilizzare i contenuti multimediali per finalità di prevenzione.
I contenuti multimediali possono inoltre ritornare nel contesto sociale più ampio attraverso la collaborazione con reti televisive locali con le quali stabilire protocolli di collaborazione. Si tratta di realizzare spazi televisivi dedicati ai giovani dove promuovere il loro lavoro e soprattutto rinviare ai protagonisti il necessario feedback positivo ambientale.
In questo modo non solo si attua un lavoro di ridefinizione e rielaborazione della esperienza personale, ma si sollecita il cambiamento nel contesto sociale andando in qualche misura a modificare il sistema delle aspettative e a condizionare la percezione sociale dell’adolescenza.
Inoltre la realizzazione di spazi web appositi possono ulteriormente allargare la possibilità di condivisione e di interazione positiva rendendo il prodotto multimediale un patrimonio di fatto universale utilizzabile da tutti.
Target
Il progetto è rivolto ad adolescenti residenti nella provincia di Teramo in carico all’U.S.S.M sezione distaccata di Teramo (ufficio di servizio sociale per i minorenni del Dipartimento Giustizia Minorile) sottoposti a procedimento penale o alla messa alla prova (art.28 DPR 448/88).
Per la parte inerente la prevenzione primaria è esteso agli adolescenti che frequentano le scuole secondarie della provincia di Teramo.

7 A differenza di quelli educativi i materiali video/fotografici prodotti in sede psicologica non sempre (o quasi mai) possono costituire un patrimonio pubblicizzabile per ovvi motivi di privacy.
8 Nella fase di avvio si potrebbe interessare in via sperimentale l’Istituto Tecnico commerciale “V.Comi” di Teramo dov’è ubicata la sede della sezione staccata di Teramo dell’USSM.
Finalità operative del progetto

Il progetto prevede di realizzare uno spazio psicologico ed educativo indirizzato ai ragazzi residenti nella Provincia di Teramo e in carico all’USSM di L’Aquila (sezione distaccata di Teramo) sottoposti a misure penali e in messa alla prova. Le attività potranno essere sia individuali o realizzate attraverso piccoli gruppi.
Attività di prevenzione primaria da attivare presso le scuole della provincia di Teramo attraverso l’attivazione di laboratori permanenti in grado di avvalersi nel loro lavoro di strumentazioni e metodiche innovative di tipo multimediale.

Indicatori e standard di progetto
– Obiettivi educativi specifici –
Rafforzare la competenza sociale
Somministrazione di scale di valutazione
costruire la cittadinanza
sviluppare il senso civico
– Obiettivi psicologici specifici –
Aumentare la consapevolezza di sé
Somministrazione (pre e post intervento) di inventari di personalità:

L’OFFER SELF-IMAGE QUESTIONNAIRE

Questionari di autoefficacia percepita
apprendere la responsabilità
aumentare la percezione di autoefficacia
acquisire abilità introspettive
– Obiettivi di sistema –
innovare la progettualità nel settore penale minorile,
realizzare sinergie tra contesti istituzionali (Giustizia Minorile, ASL Teramo, mondo del volontariato, Scuola) attraverso nuove prassi operative.

Fasi realizzative –
•Costituzione dell’equipe tecnica composta da operatori della Giustizia Minorile, della ASL di Teramo e di Enti o associazioni.
•Allestimento del laboratorio multimediale.
•Valutazione dei casi e avvio delle attività.
•Sensibilizzazione della Magistratura Minorile rispetto ai nuovi contenuti e ai nuovi possibili percorsi progettuali.
•Produzione dei contenuti multimediali e avvio del primo laboratorio sperimentale presso le scuole.
•Creazione di collegamenti con le reti televisive locali per la realizzazione degli spazi televisivi dedicati agli adolescenti.
•Realizzazione di percorsi specifici di formazione per gli operatori
•Realizzazione di percorsi formativi per i ragazzi.
– Enti pubblici ed altri soggetti privati coinvolti nel progetto –
Centro per la Giustizia Minorile per l’Abruzzo – U.S.S.M. sez. Teramo
ASL Teramo, Servizio di Psicologia U.O. Medicina Penitenziaria
Istituto commerciale statale “Vincenzo Comi”
Società Italiana di Medicina e Sanità penitenziara (SIMSPe Onlus)

11/06/2009

A cura del Dott. Marcello Marcellini psicologo del Servizio di Psicologia dell’U.O. di Medicina Penitenziaria dell’ASL di Teramo

Maria Grazia Floris
Author: Maria Grazia Floris

Medico chirurgo

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