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Maria Grazia Floris
16/05/2011

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Medici Penitenziari…è facile stimarli ed apprezzarli

Come membro non sanitario di questa società scientifica sento il bisogno ed il dovere di rispondere all’affettuosa lettera in cui si esprime apprezzamento nei confronti della mia persona.
…effettivamente posso affermare in questa sede, certa di essere compresa, di avere avuto un oneroso ed impegnativo privilegio circa sei anni fa: l’allora Responsabile del PRAP Lombardia volle coinvolgermi in un discorso di gestione (per quanto, ovviamente, di mia competenza) del momento sanitario penitenziario regionale. Confesso che all’inizio ero molto timorosa: non bisognava essere un tecnico per comprendere quanto delicato e rischioso fosse il lavoro di questi strani ed anonimi operatori, all’interno delle carceri e di leggende (soprattutto malevole) ne circolavano, cercando di spacciare questi operatori e professionisti (parimenti a quanto si diceva dei loro assistiti) come “feccia” o deriva della società.
Devo aggiungere che un contributo migliorativo, da questo punto di vista, non lo fornivano certi “personaggi folkloristici” che popolano questa, al pari di quanto accade in altre aggregazioni.
Grazie anche ad Angelo Cospito, che mi coinvolse nella sua appassionata, discreta e ponderata “crociata” a beneficio dei colleghi e della professione ed anche del Provveditore, Dottor Pagano, entrato in carica circa cinque anni fa, mi resi man mano conto che il termine “privilegio” sussisteva realmente nel mio lavoro e senza alcuna ironia. Il mondo penitenziario così come per altre categorie (servizio di sicurezza, area educativa, direttori) esprimeva anche con i sanitari delle realtà degne di encomio ed ammirazione. Credo che pochi ambiti delle attività inquadrabili come “pubblici servizi” possa vantare pari solerzia, abnegazione e passione nello svolgere la propria attività.
In Provveditorato, grazie alla collaborazione di queste splendide persone abbiamo provveduto in maniera efficace alla gestione corretta ed ottimizzata delle risorse disponibili, ma questo non bastava!
Con il passare del tempo ci rendemmo conto che ciò che penalizzava questa categoria era la mancanza di “virtuosa visibilità”. In questo momento la nostra strada incrociò quella della S.I.M.S.Pe. Che, unica in maniera così evidente, parve comprendere come nessuno potesse comprendere ed apprezzare il lavoro che si svolge nelle carceri se non si provvedeva ad un’efficace presentazione della stessa.
Ricerca scientifica, formazione e divulgazione sono stati i cardini del lavoro di questa società di cui nho l’onore di fare parte e questo ha accresciuto l’entusiasmo e le speranze di chi, come me, pur partendo da un impegno “di cornice 2, si rendeva conto di come la crescita della nostra società passasse anche attraverso la valorizzazione del lavoro dei sanitari penitenziari.
Grandi professionisti, grandi persone, con le quali sono cresciuta nella mia professionalità rafforzata nei valori in cui credo profondamente.
Con queste righe e senza ritenere di dovere aggiungere altro, esprimo il mio “grazie” a tutti con un nuovo impeto, per la scommessa che in Lombardia stiamo ancora cercando di vincere: il giusto riconoscimento degli sforzi e delle professionalità fino ad oggi investite.
Abbiamo dei buoni ed attenti interlocutori presso le istituzioni regionali e (con l’aiuto di Dio) credo ce la faremo.

Patrizia Massa
operatori sanitari SIMSPe della Lombardia

29/05/2009

Maria Grazia Floris
Author: Maria Grazia Floris

Medico chirurgo

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