La firma del DPCM riconferma fortemente il diritto costituzionale sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
E’un atto dovuto ed atteso che apre nuovi scenari in tema di assistenza alle persone detenute, ma ora si deve entrare nel vivo della realizzazione dell’iter di riforma. Abbiamo rilevato e segnalato da oltre un anno le “assenze” nella metodologia adottata dai dicasteri della Giustizia e della Sanità. E se la nota del Forum Nazionale per i diritti dei detenuti finalmente rende esplicito il timore delle resistente interne ed esterne al mondo penitenziario, timore che ha suggerito di estromettere indistintamente tutti gli operatori dalla scrittura delle nuove regole, oggi si deve cambiare prospettiva.
Fare sanità seriamente dentro un carcere è maledettamente difficile ed allora da oggi è necessario non tralasciare le competenze vere per consentire la realizzazione del processo di riforma del sistema penitenziario. Da oggi bisogna costruire la riforma operativa, quella che dovrà far funzionare meglio il sistema garantendo salute, prevenzione, attività diagnostiche e terapeutiche al microcosmo penitenziario, nel rispetto delle regole di sicurezza e della funzione trattamentale che è intrinseca alla sanità intramuraria.
Costruiamo. Bisogna approfondire in sede centrale e regionale le linee-guida. Continua a non essere considerato l’aspetto di fondo : la medicina penitenziaria ha una specificità oggettiva che si è definita sul campo e che non può essere svincolata da quegli aspetti di organizzazione e valutazione necessari per la gestione della salute di persone che si trovano in detenzione. Da questa specificità discendono quei modelli operativi che devono vedere interagire con le attività proprie del servizio di medicina penitenziaria i servizi SSN dedicati alle grandi aree parallele di patologia : la salute mentale, le dipendenze, le malattie infettive. Modelli operativi efficaci, logici, agganciati ai modelli esistenti nel SSN e sinergici con la rete regionale dei provveditorati, ed in rete con il DAP.
Dalla definizione dei modelli nasce la ricollocazione del personale in transito. Quello stesso personale che, sul falso privilegio della possibilità della piena compatibilità, è stato mortificato da oltre un decennio dalla Giustizia, e che oggi chiede a giusto diritto la corretta ricollocazione nel SSN, nel pieno rispetto delle funzioni esercitate.
Ora si deve avere il coraggio di investire e di programmare. Ma con gli operatori.
La Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria proseguirà con forza la sua azione di evidenziazione delle criticità e di proposta in sede centrale e nelle regioni. Con i Ministeri e con il DAP. Con i Garanti e la magistratura. Con le forze sindacali e con la politica. Con i colleghi e con le Regioni.
Oggi sappiamo di rappresentare una parte importante degli operatori sanitari che credono alla necessità di cambiare. È un patrimonio prezioso, perché motivato a rimanere ed a dedicare la propria attività al miglioramento delle condizioni assistenziali nelle strutture penitenziarie. Dovrà necessariamente essere il nuovo asse portante della sanità in carcere nel SSN. Lo richiedono gli stessi pazienti …
Andrea Franceschini
04/04/2008