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LA STR PER IL TRATTAMENTO DELL’INFEZIONE DA HIV NEI PAZIENTI DETENUTI

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Data / Ora
Date(s) - 30/09/2016 - 01/10/2016
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Luogo
Ospedale San Paolo

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Dai dati emergenti dagli studi epidemiologici compiuti in Italia in particolare dagli infettivologi della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe), peraltro in linea con i dati di letteratura internazionale, il carcere emerge come un contenitore di patologie infettive, correlabili in particolare alle condizioni di basso livello economico e culturale della popolazione detenuta e alle marginalità sociali tra cui quelle della popolazione immigrata. Nel corso degli ultimi anni la popolazione detenuta è profondamente mutata con una quota percentuale di detenuti stranieri passata dal 15% del 1990 all’attuale 40%, mentre i tossicodipendenti sono scesi dal 35% al 25%.

La prevalenza di infezione da HIV rilevata da studi puntuali condotti da infettivologi della SIMSPe supera il 5% negli oltre 52.000 detenuti giornalmente presenti nelle carceri italiane. Il recente studio SIMSPe-SIMIT sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali in carcere, su un ampio campione di circa ¼ dell’intera popolazione, dimostra come la TARV sia ormai correttamente offerta alla popolazione detenuta, ma dallo stesso studio emerge come sia ancora frequente l’utilizzo di regimi farmacologici gravati di effetti tossici a lungo termine e come sia scarso l’utilizzo dei nuovi farmaci e di strategie di ottimizzazione della terapia antiretrovirale ormai comune prassi nei nostri ambulatori quali i regimi STR e LDR. Le ragioni che comunemente guidano la scelta del clinico verso un’ottimizzazione del regime terapeutico, sono largamente presenti in ambiente penitenziario e gli stessi clinici indicano come la STR in carcere rappresenti un’importante possibilità per garantire l’aderenza e l’ottimizzazione delle risorse. I medici infettivologi penitenziari si incontrano per fare il punto sull’attuale organizzazione sanitaria all’interno delle carceri, valutare i progressi ottenuti nel trattamento dei detenuti con infezione da HIV, analizzare le criticità tuttora presenti, arrivare infine a un consenso condiviso sulle modalità di approccio e di trattamento del detenuto, con particolare attenzione alle nuove strategie di ottimizzazione e semplificazione per il miglioramento dei risultati terapeutici e della aderenza alla terapia.

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