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Andrea Franceschini
29/02/2008

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Comunicazione SIMSPe al Forum per la salute in carcere

Perché nella considerazione dell’ unitarietà della persona la riforma dell’ assistenza in carcere è attualmente fattibile, doverosa, morale.

Come aderenti al Forum la posizione della SIMSPe sul transito dei servizi è nota.
Abbiamo scritto, ne abbiamo parlato in tutte le sedi istituzionali, abbiamo offerto la nostra partecipazione e la nostra esperienza.
Perché nella considerazione dell’ unitarietà della persona la riforma dell’ assistenza in carcere è attualmente fattibile, doverosa, morale.
Ma da quello cui abbiamo assistito più relegati nel ruolo di spettatori che di partecipanti, quasi, nonostante il nostro bagaglio tecnico non fossimo considerati direttamente coinvolti, ci sorgono dubbi che suscitano incertezze. Dubbi perché chi osserva da “fuori” può solo interpretare i segnali che pervengono alla sua attenzione.
La progressione di testi preparatori alla riforma che cambiano quotidianamente non parlano purtroppo di un consapevole ed univoco percorso per la realizzazione degli obiettivi stabiliti.
I tempi affrettati che la politica solo recentemente ha impresso delineano alla fine un futuro incerto e non chiarito, demandando alle Regioni l’ organizzazione degli interventi e l’ eventuale assorbimento del personale “compatibilmente con le risorse finanziarie complessivamente disponibili allo scopo.” E se in qualche Regione queste risorse non fossero disponibili?
Si tratta prevalentemente di quegli operatori, vorrei precisare, che tutti i giorni, bene o male, ma con gli strumenti che la Giustizia ha fornito e, comunque con infinito impegno hanno continuato ad assicurare l’assistenza sanitaria nelle carceri italiane, ed ai quali questo deve essere riconosciuto!
La mancanza di chiarezza genera incertezza, e questo non è il sistema migliore per incentivare la partecipazione. L’ incertezza passa sopra le persone detenute, sopra gli operatori del penitenziario sia sanitari che laici, sopra le Regioni e le AUSL
Non riteniamo, quali esperti del settore, un segnale coerente la mancanza di concertazione e l’assenza di tecnici veri ai tavoli di definizione dei decreti. Quali segnali sono il silenzio della Giustizia e l’atteggiamento quasi noncurante della Salute?
Temiamo quindi che tutto questo rimandi ancora una volta ad un futuro pieno di incertezze le decisioni fondamentali per la salute della popolazione detenuta e l’organizzazione delle attività assistenziali. Noi conosciamo con esattezza la situazione della popolazione detenuta e conosciamo i suoi bisogni di salute, la conoscono i volontari, la conoscono le organizzazioni che operano in carcere….non la conoscono ancora molte Regioni ed AUSL
Temiamo che il SSN assuma con il passaggio un carico che non conosce e, probabilmente, sottostima ovvero in alcuni casi nemmeno immagina.
E’ una preoccupazione legittima, dato che inoltre ed in ogni caso il transito dei servizi sanitari penitenziari al SSN genererà una fase gestionale di grande complessità organizzativa.
E sono anche possibili significative criticità sanitarie in un ambito assistenziale così delicato.
Sopra a tutto va tenuto conto che vi sono circa 50.000 detenuti che sperimenteranno le indecisioni e le incertezze: ricordiamoci che non è la nostra salute di cui si discute, ma la loro.
La fase successiva vedrà le Regioni come protagoniste. Non ci vogliamo fare scudo della salute dei nostri pazienti o dei possibili disordini che vuoti organizzativi potrebbero creare, ma, a nostro parere il sistema di riforma deve partire con premesse certe e chiare. Noi speriamo e confidiamo sul fatto che ad evitare criticità non previste vi siano ulteriori momenti e spazi di approfondimento organizzativo nei quali l’ assistenza sia costruita consapevolmente ed a misura delle necessità e non indiscriminatamente calata dall’ alto. La nostra partecipazione alla costruzione di un nuovo sistema assistenziale in carcere è un elemento indispensabile alla sua buona riuscita
Rivolgiamo al Forum, quindi, un invito a dissipare queste preoccupazioni ed incertezze, coinvolgendo quanti tra gli operatori sono aderenti al passaggio della assistenza in carcere al SSN.
La Società italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria ,attraverso i suoi aderenti, è disponibile ancora una volta al colloquio, alla collaborazione, alla partecipazione.

Il presidente

Andrea Franceschini

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