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Roberto Ranieri
17/03/2016

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AD OPERA SI E’ TENUTA LA GIORNATA DELL’ANTIBIOTICO

Milano, 17 Marzo 2016 – Gli istituti penitenziari possono rappresentare, per le caratteristiche epidemiologiche e le morbosità da cui sono affetti i detenuti, un reservoir di agenti batterici infettivi, alcuni dei quali multiresistenti agli antibiotici. Questi patogeni, date le interazioni tra carcere e territorio, possono rappresentare un potenziale pericolo anche per la restante popolazione.

In letteratura non esistono revisioni sistematiche concernenti l’epidemiologia delle infezioni batteriche e la terapia antibiotica negli istituti penitenziari. Le uniche voci presenti e spesso aneddotiche sono rappresentate da studi di epidemiologia e utilizzo della terapia antibiotica nelle infezioni da MRSA in ambito detentivo, soprattutto nei paesi anglosassoni (1, 2) e da studi sulla epidemiologia ed il trattamento delle infezioni batteriche in pazienti anziani detenuti e istituzionalizzati in RSA (aspetto peculiare della organizzazione penitenziaria asiatica) (3).

Non sono presenti neppure reports  che riguardino l’appropriatezza dell’uso degli antibiotici  e le politiche di stewardship antibiotica. Allo scopo di valutare l’appropriatezza nella prescrizione degli agenti antimicrobici in ambito detentivo italiano, abbiamo raccolto i dati relativi alle terapie antibiotiche che risultavano in corso all’interno di un istituto di reclusione milanese (Milano Opera) nella giornata del 15 gennaio 2016.

La Casa di Reclusione di Opera afferisce all’ASST Santi Paolo e Carlo, presso la quale è in vigore un documento di indirizzo della scelta della terapia antibiotica (4). La raccolta dati è avvenuta tramite disamina del foglio di terapia e dalla cartella clinica dei detenuti presenti in Istituto nella giornata di studio.

Nella figura 1 sono riportati i parametri applicati per la raccolta dati nei pazienti in cui era stata prescritta una terapia antibiotica. In data 15/01/2016 erano presenti nella Casa di Reclusione di Opera  1248 detenuti, tutti di sesso maschile (cfr. allegato).

Per  1181 di essi  (94,6 % ) è stato possibile esaminare la scheda di terapia e rilevare i dati indicati nella figura 1. Sul totale dei detenuti esaminati, 22 pazienti (0.2%) assumevano terapia antibiotica, con età mediana di  44 anni (range 24-68). Nessuno di essi era portatore di presidi. Per 3 pazienti  (13.6%) erano stati richiesti esami colturali (tutti su urine) prima di impostare la terapia antibiotica. Due urinocolture sono risultate positive (Citrobacter freundii e Pseudomonas aeruginosa entrambi sensibili ai comuni chemioterapici); la terza urinocoltura aveva dato esito negativo , ma la terapia era stata prescritta  in base alla clinica e  su indicazione specialistica.

Le patologie per cui era stata prescritta una terapia antibiotica risultavano così distribuite (Grafico 1):

  • Infezione non complicata delle vie urinarie: 3 (14 %)
  • Ascesso odontogeno: 8 (36%)
  • Otite media acuta : 1 (4.5%)
  • Acne: 2 (9 %)
  • Flogosi delle vie aeree superiori : 3 (14 %)
  • Prostatite: 1 (4.5%)
  • Tubercolosi linfonodale : 1 (4.5%)
  • Stato infettivo in cirrotico con encefalopatia portosistemica: 1 (4.5%)

In 2 pazienti (9 %) non era stata riportata in cartella indicazione clinica per la prescrizione. Su 22 terapie antibiotiche prescritte, in 6 casi (27 %) era presente in cartella indicazione specialistica (infettivologo, otorinolaringoiatra, urologo, dermatologo). Nella tabella 1 vengono riportati nel dettaglio gli schemi terapeutici utilizzati.

Dall’analisi dei dati raccolti nella giornata di studio considerata  possiamo concludere che:

  1. Non sono state rilevate patologie infettive complicate o gravi  o causate da germi multiresistenti tali da richiedere terapie antibiotiche complesse (parenterali, di associazione, ospedaliere)
  2. In una sola occasione si è resa necessaria una seconda linea antibiotica.
  3. Nella maggior parte dei casi (82%) la molecola antibiotica utilizzata è risultata appropriata per il tipo di patologia riscontrata.
  4. La posologia e la durata della terapia prescritta sono risultate variabili e nel 18 % dei casi non congruenti con le indicazioni di letteratura ed aziendaliziendali
  5. Nel  9 % dei casi non vi erano indicazioni all’impiego di terapia antibiotica, in quanto l’infezione era presumibilmente di origine virale

Bibliografia:

  1. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2003 Oct 17;52(41):992-6.Methicillin-resistant Staphylococcus aureus infections in correctional facilities—Georgia, California, and Texas, 2001-2003.Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
  2. Prevalence and risk factors for Staphylococcus aureus colonization in individuals entering maximum-security prison. D. V. MUKHERJEE C. T. A. HERZIG AND C. Y. JEON AND C. J. LEE AND Z. L. APA AND M. GENOVESE AND D. GAGE AND C. J.KOENIGSMANN AND F. D. LOWY AND E. L. LARSON Epidemiology & Infection, Volume 142, Issue 03, March 2014, pp 484-493
  3. Treatment of respiratory and urinary tract infections in elderly inmates at a nursing home by selective antimicrobial agents based on the sensitivity of the isolated bacteria. YAMAMOTO A., KONISHI I., KUMATA M  Nikon Ronen Igakkai Zasshi  2007, 5, 44 (3): 359-366
  4. Consigli per la scelta e l’utilizzo appropriati degli antibiotici – Ospedale San Paolo 28/07/14

Roberto Ranieri

Antonella Foschi

Maddalena Casana

Roberto Ranieri
Author: Roberto Ranieri

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