Io medico, per 35 anni tra i galeotti, dal suicida mancato al tossico inesistente.

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Lo chiama Mal d’Africa. <<E’ l’attrazionefatale chedopo 35 anni vissuti là dentro continuo a provare per ilcarcere. Proprio così. Mal d’Africa penitenziario. Strano vero? Eppure io non riesco a staccarmi da quella gente speciale. Sono talmente malato da pagare un collega perché copra ilmio orario in studio»,si autodiagnostica Andrea Franceschini, 59 anni, veterano dei medici penitenziari italiani, dirigente sanitario di Regina Coeli. Esperienza unicala sua. In galera è entrato pochi giorni dopo l’esame di Stato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Un amico di famiglia gli offrì di fare una sostituzione quando non si era ancora iscritto all’Ordine professionale: «Il primo lavoro non si rifiuta mai. Accettai. Un impatto sconvolgente. Chiunque al mio posto avrebbe rinunciato.Non uno come me,eticamente coinvolto per formazione»

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