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Elena Rastrelli
10/01/2017

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Aggiornamento in tema di HIV

Roma, 10 Gennaio 2017 – Nel mese scorso è stata pubblicata l’ultima versione delle Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV.  

Proviamo a sottolinearne le novità più significative:

1. Sicuramente l’avvento del TAF (tenofoviralfenamide), presente anche in combinazioni a dose fissa, ha modificato e modificherà gli schemi di terapia antiretrovirale, sostituendo il TDF (tenofovirdisoproxilfumarato, Viread)  in virtù della pari efficacia e miglior profilo di tossicità renale e ossea. Sebbene alcune associazione siano da considerarsi desuete e non raccomandabili per via delle tossicità e degli effetti collaterali, rimane ferma l’indicazione che una terapia efficace, ben tollerata dal paziente da tempo, se pur non rispondente ad un regime terapeutico di prima linea secondo le linee attuali, non debba essere necessariamente modificata.

2. Le tecnologie informatiche dedicate possono dare un supporto significativo al paziente nella gestione della propria malattia , ma la presenza di una rete familiare e sociale e il contributo delle associazioni dei pazienti, fanno la differenza nella continuità di cura. E di fatto si ritorna sulla centralità del paziente e del rapporto medico-paziente. Stimolare la persona con infezione da HIV ad avere un atteggiamento e quindi un comportamento pro-attivo, cogliere il punto di vista del paziente,  monitorare costantemente e nel tempo il paziente stesso, con frequenti richiami alla visita ed ai controlli clinici, saper modificare l’azione che deve essere mirata per il singolo paziente è una capacità richiesta al medico curante, per stabilire il patto di alleanza con il paziente stesso.  Ulteriori figure di sostegno come lo psicologo ed il peer educator possono giocare un ruolo importante non solo nella fase iniziale di accettazione della malattia e di motivazione ad iniziare la terapia antiretrovirale, ma durante tutto il lungo percorso della cura dell’infezione da HIV.

3. Venendo più specificatamente al nostro ambito, anche questo anno SIMSPe ha dato il suo contributo di conoscenza scientifica e di esperienza sul campo. La prima indicazione è che tutte le persone con infezione da HIV dovrebbero iniziare la terapia antiretrovirale compresi quelli in stato di detenzione ed applicare strategie che supportino l’aderenza alla terapia ed un monitoraggio clinico più stretto potrebbero ridurre la quota delle persone con viremia di HIV presente nonostante il trattamento HAART. Va offerta e garantita la terapia con DAAs nei coinfetti e va garantita la possibilità di effettuare la profilassi post-esposizione PEP all’interno dell’istituto.

Particolare attenzione va posta per le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa: una adeguata terapia sostitutiva ed una corretta programmazione dell’iter terapeutico che continua  ai SERT di competenza al momento del ritorno alla libertà possono ridurre il rischio di mortalità e di sospensione della terapia per HIV ed il rischio di nuova infezione da HCV. L’infettivologo che opera all’interno dell’istituto rimane una figura cardine che fa da ponte tra l’esigenza di salute del paziente detenuto e la programmazione della continuità terapeutica, che si realizza con il consolidarsi dei rapporti con i reparti di Malattie Infettive di riferimento,  l’adesione a  networks  scientifici accreditati, le associazioni dei pazienti.

Dott.ssa Elena Rastrelli

Dirigente Medico U.O.C. Medicina Protetta Malattie Ospedale Belcolle di Viterbo

Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPE)

 

Elena Rastrelli
Author: Elena Rastrelli

Infettivologo UOC Medicina Protetta-Malattie Infettive Ospedale Belcolle ASL Viterbo

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